Teatro

La drammaturgia contemporanea che risiede nello Stabile

La drammaturgia contemporanea che risiede nello Stabile

Presentata la nuova stagione del Ridotto del Mercadante di Napoli.

Uno sguardo molteplice sul contemporaneo, attraverso il gioco del calcio e le gerarchie della criminalità, tra eroi da secondo posto e problematiche signorine di inizio Novecento. La nuova stagione del Ridotto del Mercadante, spazio del Teatro Stabile di Napoli interamente dedicato alla drammaturgia contemporanea, inizia mantenendo i propri presupposti ben saldi e rilanciandosi in una veste propositiva. Infatti, come sottolineato dal direttore Luca De Fusco, dodici spettacoli, sui tredici proposti, sono stati prodotti dal Teatro Stabile, mentre la collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Napoli è un primo passo di apertura verso le energie del territorio. Tra riadattamenti dedicati a opere di scrittori napoletani e mitteleuropei, testi inediti e riletture, in un caleidoscopio di punti di vista declinati al femminile e nel segno della diversità delle culture, da dicembre 2015 a maggio 2016 andrà in scena un fitto programma nel quale combaciano la sperimentazione e la tradizione, la ricerca e la storia.

Si inizia il primo dicembre, fino al 6 dicembre, con Quell'ultima Parata, scritto e diretto da Fabrizio Brancale, con Domenico Balsamo, Urbano Lione e Gaia Riposati. È il sogno del giovane Mario Seghesio di seguire le orme di Francesco Calì e indossare l'agognata maglia dell'Andrea Doria, la storica società polisportiva genovese fondata nel 1895. Ma è anche il racconto dei primi anni del Novecento, dei disastri della Grande Guerra e del fascismo, dell'emergere di nuove classi sociali e politiche, di ritmi americani e immagini in bianco e nero. In un mondo in cui il calcio era agli albori, non ancora eletto sport nazionale e riservato a un manipolo di appassionati che, con la cravatta e la cintura, correvano dietro a un pallone, senza contratti milionari e scommesse, la magia del rettangolo verde era tanto pura quanto terribili si profilavano gli eventi all'orizzonte.

Ancora sullo sport e sui riflessi nella società, è The Open Game, dal 14 al 20 dicembre, testo e regia di Felice Panico, con Alessandra Borgia, Simone Borrelli, Ciro Damiano, Giovanni Ludeno, liberamente ispirato a Open, biografia del tennista Andre Agassi scritta con il premio Pulitzer J. R. Moehringer. In questo caso, si assiste alla crescita emotiva di un campione che iniziò prima a odiare il tennis, costretto da padre dispotico, e poi a giocarci, "come in una sorta di evoluzione della sindrome di Stoccolma" ha detto Panico, per cui la vittima si innamora di ciò che vorrebbe o dovrebbe detestare. Uno sportivo contraddittorio, ribelle in gioventù e vincente anche nelle cocenti sconfitte, come quella del 1993 contro Pete Sampras, perfetta figura dell'eroe contemporaneo, "più simile ad Aiace o Filottete che ad Achille o Ettore, più adatto nelle vesti di eterno, grande secondo", ha continuato Panico.

Lostland, dal 6 al 10 gennaio 2016, è lo spettacolo musicale di e con Mauro Gioia, testo di Antonio Pascale e arrangiamenti di Mark Plati, che raccoglie le testimonianze degli immigrati italiani in America, di seconda, terza e quarta generazione, attraverso canzoni e musiche.

La Reggente, testo di Fortunato Calvino, regia di Stefano Incerti, con Gigi Credendino, Elena Russo, Salvatore Striano, dal 19 al 24 gennaio 2016, è il primo spettacolo prodotto con l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Una sinergia significativa, perché molti aspetti del teatro, dalla scenografia al costume, sono materie di studio per i giovani allievi che, coordinati dai rispettivi docenti come, tra gli altri, Cesare Accetta e Zaira De Vincentiis, avranno occasione di testare idee e teorie sul grande laboratorio del palco. "Il testo è fortissimo, ha un andamento shakespeariano", ha detto Incerti, con triangolazioni, vendette, giochi di potere e di sesso. È la storia della moglie del boss che farà le veci del marito, detenuto in regime di 41 bis, arrivando a precipitare in un delirio di onnipotenza, in una spirale di odio e dolore che stravolgerà tutti i rapporti. Per Italia Svezia 2-2, nel progetto Europa delle diversità, a cura di Laura Mariani e Vanda Monaco Westerståhl, due autrici italiane e due svedesi – Magdalena Barile, Sarasole Notarbartolo, Katarina Carlshamre, Mia Törnqvist – propongono il loro sguardo su quelle questioni urgenti e dinamiche che caratterizzano la contemporaneità, dall'immigrazione alle relazioni familiari, dalle differenze economiche e sociali alla diversità percettiva dei linguaggi.

Dal 2 al 7 febbraio 2016, sono previsti quattro spettacoli, La tua Istanbul, di Törnqvist, Sueño, di Notarbartolo, La morte è un punto, di Carlshamre, Fine Famiglia, di Barile. Per il progetto Letteratura e teatro, invece, Maurizio Braucci propone un riadattamento de Il Resto di niente, romanzo storico di Enzo Striano. Un compito non semplice, la personalità di Striano, un intellettuale inquieto, dal fervore per il Partito Comunista alle delusioni politiche e lavorative, la sua scrittura e la sua poetica, rimangono tra le più complesse del secondo dopoguerra. Le vicende e la figura di Eleonora Fonseca Pimentel, la sua storia e quella della rivoluzione napoletana del 1879, la fine di un'epoca e l'inizio di quelle contraddizioni destinate a segnare la città partenopea, saranno scandagliate in tre appuntamenti, dal 18 al 28 febbraio, Inizio di Donna Lionora, regia di Sara Sole Notarbartolo, con Floriana Cangiano, dal 10 al 20 marzo, Sviluppo di Donna Lionora, regia di Alessandra Felli, con Teresa Saponangelo, dal 7 al 17 aprile, Fine di Donna Lionora, regia di Alessandra Cutolo con Teresa Saponangelo. "Eleonora è un personaggio enorme, una straniera che si innamorò di Napoli", ha detto Saponangelo. La Pimentel, nata a Roma e di famiglia portoghese, arrivò a Napoli quando aveva 11 anni. Conquistata e atterrita dalla spietata sensualità di questa terra, si batté senza compromessi per gli ideali democratici ed egualitari dei "lazzaroni", subendo la condanna capitale alla forca e lasciando ai posteri un dubbio atroce e vitale allo stesso tempo.

Una vicenda non connotata, vagamente occidentale e misteriosa, è quella de Il giorno della laurea, testo e regia di Giovanni Meola, con Cristiana Dell'Anna ed Enrico Ottaviano, dal 26 aprile al primo maggio. "Un testo cinico, paradossale e divertente", nelle parole di Meola, che mette una famiglia della media borghesia di fronte a una situazione inquietante. Padre e madre, delusi dalla vita e angosciati dalla crisi economica, vengono esortati da figlio, studente modello di economia, attraverso una missiva, a non partecipare alla sua imminente seduta di laurea. La lettera recapitata è ambigua e incomprensibili sembrano i motivi addotti dal figlio ma li aspetta una verità sconvolgente.

Ancora a una donna è dedicato Signorina Else, da un testo del grande Arthur Schnitzler, per la regia di Alberto Oliva, con Federica Sandrini, dal 10 al 15 maggio. "Interpretare la Signorina Else è veramente un sogno che si realizza. È la storia di una ragazza che combatte da sola", ha detto Sandrini. Tragica e ironica, maliziosa e insoddisfatta, esponente della buona borghesia viennese di inizio Novecento, Else segue gli eventi che la travolgono – il padre, un famoso avvocato, per evitare di finire in prigione, si trova costretto a chiedere trentamila fiorini al signor Dorsday, un ricco mercante d'arte, che, in cambio, vuole vederla nuda – in un flusso di coscienza sfociante nell'immaginazione, nel delirio e, quindi, nel suicidio. La scrittura rapida e diretta dello stream of consciousness, tecnica narrativa derivante dagli studi psicanalitici di Freud e portata alla perfezione espressiva da James Joyce, sarà resa anche attraverso una scenografia scarna, oscura come le direzioni imprevedibili del pensiero.